L’Archivio della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino

Un inedito patrimonio documentario tra conservazione e tutela

L’origine dell’Archivio della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino si può far risalire al 1723, anno di fondazione dell’Istituto quale raccolta libraria a servizio del Regio Ateneo subalpino. Tale stato di cose fa sì che storicamente l’Archivio della Biblioteca Nazionale abbia un suo fondamentale precedente nella documentazione confluita nell’odierno Archivio Storico dell’Università di Torino.

Il 20 gennaio 1876, quando con Regio Decreto n° 2974 la Biblioteca dell’Ateneo torinese fu ufficialmente riconosciuta a livello nazionale tra le biblioteche autonome di primo grado, segnando così una netta cesura giuridica tra i due Istituti culturali, si posero i presupposti per un’inedita distinzione tra la documentazione afferente all’amministrazione universitaria e quella propria della Biblioteca. Tuttavia, il legame tra l’Università e la raccolta libraria, materialmente evidenziato dalla condivisione della sede di via Po, perpetuò nel tempo la commistione dei due Fondi archivistici, destinati a rimanere aggregati l’uno all’altro sino al nefasto incendio del 1904. Infatti, in occasione dei pesanti danneggiamenti inferti dalle fiamme alla sede della Biblioteca nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 1904, l’Archivio dell’Istituto subì gravi perdite, tanto da limitarne le sopravvivenze alle serie archivistiche poi confluite nell’Archivio Storico dell’Università, relative agli anni 1859-1874 e concernenti materie come la sede, il catalogo generale, concorsi, e poco altro. In seguito, ulteriori lacune al Fondo documentario furono causate dal bombardamento che colpì la sede della Biblioteca l’8 dicembre 1942, mentre nel 1973, in occasione dell’apertura della nuova sede dell’Istituto in piazza Carlo Alberto, il relativo materiale documentario, già trasferito e conservato in condizioni piuttosto precarie nella succursale di via Plana (ex sede della Biblioteca Militare), fu trasportato nel nuovo edificio, dove nei decenni successivi rimase dislocato nei diversi uffici e in vari locali di deposito secondo le esigenze amministrative contingenti. Nel 1997 fu istituita una Commissione di sorveglianza in vista di un razionale riordino dell’Archivio, di cui nel 2002 Maria Letizia Sebastiani e Andrea De Pasquale pubblicarono una prima descrizione di sintesi, alla luce del titolario in vigore sino al 1974, contando 295 buste (1904-1975) e 315 registri (1886-1975) per uno sviluppo complessivo di 32 metri lineari, dislocati presso l’Ufficio del Personale, quello amministrativo, la Segreteria, la Direzione e un altro locale di deposito. A tale materiale si aggiungevano 122 registri manoscritti relativi a cataloghi e inventari dei fondi librari per il periodo 1713-1942.

Sino al 2021, alla gestione corrente delle pratiche poste in essere dalla Biblioteca Nazionale nello svolgimento delle proprie attività non ha mai fatto seguito un complessivo intervento di riordino e inventariazione dell’Archivio dell’Istituto. Il protrarsi di tale condizione ha determinato una conservazione eterogenea del Fondo documentario, nei fatti diviso in diversi locali della Biblioteca, secondo ordinamenti parziali e a volte lacunosi, ai quali non si sono accompagnati elenchi di consistenza o altri strumenti descrittivi atti al rapido reperimento delle pratiche.

Muovendo da tali premesse, al fine di garantire una corretta riorganizzazione e tenuta dell’Archivio della Biblioteca Nazionale, la cui consistenza in via preliminare era quantificabile intorno ai 300 metri lineari, nel maggio del 2021 si è scelto di procedere con una schedatura informatica complessiva del materiale documentario in oggetto, finalizzata all’elaborazione di un data-base informatico e alla redazione di un primo inventario (corredato da introduzioni storica e archivistica, schema di ordinamento, guida alla consultazione e indici analitici), atto alla rapida individuazione e consultazione dei documenti (storici e di deposito) da parte del personale dell’Istituto e di eventuali soggetti terzi che ne facciano richiesta secondo le vigenti disposizioni di legge.

Dal mese di maggio 2021 al mese di giugno 2022, dunque, gli archivisti incaricati di Culturalpe s.c. hanno provveduto alla schedatura informatica delle unità archivistiche. Alle operazioni di schedatura sono seguite quelle di riordino, le quali sono state condotte dapprima in modo virtuale a video e poi, dopo le opportune verifiche, in modo fisico nei mesi di luglio e agosto 2022. Nella fattispecie, lo studio della tenuta della documentazione in rapporto alla storia istituzionale della Biblioteca, insieme al ritrovamento tra i documenti d’archivio dei piani di fascicolazione originari e al puntuale rilevamento delle segnature originarie, hanno indotto gli archivisti a stabilire un discrimine cronologico in coincidenza dell’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, avvenuta con il decreto legge n° 657 del 14 dicembre 1974, poi convertito con legge n° 5 del 29 gennaio 1975. In particolare si è stabilito che tutti gli atti datati entro il mese di dicembre 1974 confluissero nella Sezione Storica (con atti dal 1861), mentre le pratiche successive sono state comprese nella Sezione di Deposito sino al 2007 (con allegati fino al 2021), anno in cui è stato adottato il sistema di protocollazione informatica ESPI. Nel caso dei fascicoli aperti prima del 1974, ma chiusi dopo il 1975, si è sempre fatto prevalere il secondo estremo cronologico, comprendendo pertanto i suddetti fascicoli nella Sezione di Deposito; mentre, di fronte a intere serie documentarie originariamente ordinate in modo univoco, a cavallo del suddetto discrimine cronologico, si è intervenuti valutando caso per caso e restituendo i termini delle scelte fatte in specifiche note introduttive all’inizio delle rispettive serie. Di pari passo è stato eseguito il condizionamento delle carte, sostituendo i faldoni e le cartelline ormai compromessi con contenitori in migliori condizioni; in particolare la maggior parte dei documenti (ad eccezione dei registri e dei documenti fuori formato) sono stati condizionati in faldoni e cartelline acid free e a PH neutro per un’estensione complessiva di 230 metri lineari, pari a 9.956 unità archivistiche. A ogni unità archivistica è stata assegnata una segnatura alfanumerica progressiva, coincidente con la segnatura originaria a “corda aperta”. La segnatura di corda è sempre stata apposta su faldoni, cartelline e registri mediante etichette adesive recanti l’indicazione della denominazione del Fondo Archivistico e le relative diciture di serie e sotto-serie.

Una volta condizionato l’Archivio della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino è stato collocato presso il primo piano seminterrato della sede dell’Istituto, all’interno di un apposito locale di deposito, al fine di garantirne la libera consultazione da parte di studenti, ricercatori, studiosi e cultori della materia, nonché la futura valorizzazione in coincidenza di mostre, seminari, pubblicazioni e iniziative similari. In particolare, il locale di deposito è stato dotato di arredi, impianti di sicurezza e rivestimenti atti a garantire la corretta e duratura conservazione del materiale documentario, sottratto così dal rischio di danni fisici (eccessiva esposizione alla luce, muffe, variazione del colore delle carte, ecc.) e alienazioni improprie. La documentazione è stata disposta in scaffali metallici aperti, proporzionati alla quantità dei pezzi da contenere, in modo da consentire l’alloggio dei faldoni e dei documenti fuori formato senza accatastare il materiale o costringerlo in posizioni precarie o improprie, consentendo altresì la più agevole presa del materiale da parte dei consultatori.

Da ultimo si segnala che a corollario del suddetto lavoro di riordino, gli stessi archivisti di Culturalpe s.c. hanno curato l’inventariazione di 15 fondi documentari personali e famigliari, acquistati o ricevuti in dono dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino in anni recenti. In particolare, i documenti in oggetto afferiscono: al biografo musicale Giuseppe Albinati (1856-1930); al romanista e ispanista Giovanni Maria Bertini (1900-1995); al compositore Giuseppe Bertolino (1834-1911), alla figlia Adele Bertolino Aldrovandi e alla nipote Clelia Aldovrandi; a un non meglio indentificato avvocato Burzio vissuto nel XVIII secolo; all’accademico Arturo Farinelli (1867-1948); alla musicista Gabriella Gentili Verona (1913-1996); alle famiglie piemontesi Musso, Garbino e Bianco; a Luisa Nofri, Direttrice della Biblioteca Nazionale di Torino e Soprintendente Bibliografica per il Piemonte dal 1948 al 1954; allo storico e docente Piero Pieri (1893-1979); alla famiglia Ranzoni; allo storico piemontese Antonio Rolando (1844-1904); al tenore Francesco Tamagno (1850-1905); al sig. Domenico Tibone; alla sig.ra Giulia Zambrini Rossi; e, infine, alla prof.ssa Costanza Segre Montel (1938-2016), docente di Storia dell’Arte medievale e della miniatura presso l’Università degli Studi di Torino.